venerdì 4 maggio 2018

Mariolina Bertini e la leggerezza

Mi accingo con qualche emozione a scrivere di un incontro che ha costituito una pietra miliare nella mia vita e ne ha orientato diversi aspetti: l'incontro con Mariolina Bertini. Sono stata sua allieva all'università di Parma, dove sono stata folgorata in particolare dalle sue lezioni su Georges Perec. A parte l'approfondita conoscenza della materia, che si potrebbe erroneamente dare per scontata quando si pensa a una docente universitaria, l'aspetto irresistibile delle lezioni di Mariolina è l'entusiasmo della lettrice di primo grado. Pur conoscendo ogni segreto meccanismo del più ostico testo letterario, la professoressa Bertini sa trasmettere il godimento dell'intreccio, la meraviglia della scoperta. Anche io in qualche modo devo esserle piaciuta, perché la prima domanda che mi fece dopo aver letto il primo capitolo della tesi di laurea su Daniel Pennac che ho poi sostenuto con lei è stata: "è tutta farina del suo sacco?" Lo era, e grazie anche alle sue indicazioni, è diventata un libro scritto a quattro mani con Anusca Ferrari. Dopo la mia laurea siamo entrate in confidenza e mi ha affidato recensioni da redigere per L'Indice, dove sono apparse in modo discontinuo per una quindicina d'anni. Si è trovata anche nella commissione della mia tesi di dottorato, che quindi ha letto e apprezzato. Soprattutto, è stata lei che mi ha dato il nomignolo che poi ha ispirato questo blog: "fiore di cactus" (per il carattere).
Al di là dei momenti in cui le nostre strade si sono incontrate, io ho sempre ammirato Mariolina e sempre l'ammirerò per come coniuga il suo sconfinato bagaglio culturale e il suo altissimo profilo accademico con una calviniana leggerezza. Oggi ci siamo trovati a Parma, in quell'aula magna in cui l'ho incontrata per la prima volta, per omaggiarla con questo volume, al quale ho collaborato scrivendo di Pennac ed applicando ciò che avevo sostenuto nella mia tesi ad opere pubblicate dopo. Ho voluto riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato all'epoca della mia laurea, come si fa con le persone che ci sono davvero care e che ci pare di aver appena salutato anche quando il tempo e il destino le hanno portate molto lontano.
Mariolina sembra aver apprezzato il corposo volume e l'affetto di tutti i presenti che le auguravano un felice pensionamento. Non credo però che questi contributi, e in particolare il mio, siano sufficienti ad esprimere tutta la dovuta gratitudine.