"Immaginazione non significa menzogna!" tuonava Crastaing, uno dei memorabili personaggi di Pennac che mi hanno segnato come lettrice e come docente. Oggi ho ripensato a questo personaggio, poiché ho avuto modo di ascoltare Franco Lorenzoni, un maestro elementare che ha fondato la Casa Laboratorio di Villa Cenci. L'intervento cui ho assistito, intitolato "Qualche motivo per un uso cauto e guardingo delle Nuove Tecnologie nei primi anni della scuola", è stato illuminante.
Lorenzoni ha illustrato con diversi esempi il principio per cui si ricerca e si apprende se "manca qualcosa". Per questo motivo uno strumento come internet, che rende tutto immediatamente e facilmente disponibile, non è necessario nel momento in cui la coscienza critica si sta iniziando a formare e la conoscenza del mondo muove i suoi primi passi. Ha inoltre sottolineato come l'appropriazione delle conoscenze coinvolga anche il corpo e, ad esempio, scrivere una lettera a mano o digitarla su una tastiera non comporti affatto lo stesso coinvolgimento corporeo. L'esperienza diretta e concreta è infine un forte stimolo alla creatività: Lorenzoni ha citato l'esempio di Steve Jobs, appassionato di caratteri calligrafici che disegnava a mano, e Renzo Piano, che crea le sue opere anche manipolando balsa e gommapiuma ed ispirandosi a un'immagine o a un simbolo evocatore.
Non voglio sintetizzare maldestramente ciò che Lorenzoni ha illustrato in un lungo ed articolato intervento, tanto più che un appello dello stesso Lorenzoni a non esporre a schermi gli scolari fino agli otto anni era stato pubblicato su repubblica.it due anni fa (cliccate qui per leggere l'appello e una parte del dibattito che ha suscitato). Voglio però sottolineare che, pur ammettendo che noi viviamo in una realtà digitale che per molti versi ci è utile ad ampliare i nostri orizzonti, è utile tener presente che l'apprendimento ci arricchisce se ci coinvolge. Senza dubbio, come sostiene Lorenzoni, il coinvolgimento dei piccolissimi (fino agli otto anni) può essere addirittura ostacolato da un uso eccessivo delle nuove tecnologie. In ogni caso, in qualsiasi età della vita, le nuove tecnologie dovrebbero costituire un completamento e un supporto alla nostra creatività, alla nostra capacità di associare informazioni e di imparare.
Insomma: applicherò quanto imparato oggi sia all'insegnamento alla scuola primaria, sia all'insegnamento all'università. Ovviamente, non si tratterà di far tradurre gli allievi mentre sudano su una cyclette, ma di stimolarli a lasciarsi coinvolgere davvero in prima persona, a riflettere, a creare, a mettere a frutto ciò che hanno imparato, e a non ricopiare piattamente la traduzione del dizionario. Il tutto nel rispetto del massimo rigore filologico e scientifico, perché immaginazione, come diceva il buon Crastaing, non significa menzogna.