mercoledì 23 marzo 2011

"I prof non fanno niente"

Ora non è che io voglia lamentarmi. Ho un lavoro, e per i tempi che corrono questo è già un lusso. In più, è un lavoro che mi piace e in linea con i miei studi. Certamente mi permette più di altri di coltivare i miei interessi nell'ambito della traduzione anche se, contrariamente a ciò che molti pensano, questo non capita perchè io abbia più tempo libero.
Infatti mi pare ingiusto, e vogli scriverlo qui una volta per tutte, che i dipendenti statali in generale e gli insegnanti in particolare passino agli occhi dell'opinione pubblica come una categoria di fannulloni. Molti contestano il fatto che i prof hanno il giorno libero, senza pensare che avere il giorno libero significa lavorare 5 giorni a settimana, come la maggior parte degli impiegati, ma non potersi permettere un week end di riposo, poichè il sabato si lavora (o quanto meno si ha una possibilità su 6 di lavorare). Il giorno libero tra l'altro serve per lavorare a casa, programmare le lezioni e correggere i compiti che, con classi sempre più numerose, diventano una vera corvée. Io ad esempio (che, tra l'altro, NON HO IL GIORNO LIBERO QUEST'ANNO, poichè lavoro su due scuole 6 giorni su 7) ho sei classi, tra i 25 e i 30 studenti per classe. In periodo di verifiche passo tutte le domeniche e molte sere a correggere e fatalmente, quando il periodo delle verifiche è finito comincia quello successivo, o si inserisce un'altra classe. Le riunioni, gli adempimenti burocratici sempre più dettagliati e vasti, gli incontri coi genitori sono altre attività che occupano spesso ciò che dall'esterno viene considerato "tempo libero". Effettivamente mi capita, alcuni giorni, di avere una mezza giornata in cui non sono in servizio, ma di solito la impiego a lavorare per la scuola. In ogni caso non ho la possibilità, come dicevo, di passare più di 24 ore senza recarmi fisicamente a scuola. Ma non voglio indulgere nel mio caso particolare, di precaria senza giorno libero che lavora su due scuole. Vero è però che tutti i precari sono disoccupati tre mesi l'anno. Certo, in quei tre mesi il tempo libero l'abbiamo, ma non siamo nemmeno pagati. Io di solito traduco in estate, anche per arrotondare un po'.
Molti pensano che insegnare sia facile e consista semplicemente nell'esporre ciò che si sa. Al di là del fatto che è sempre più frequente il caso di insegnanti che cambiano da un anno all'altro tipo di istituto, ordine di scuola, o addirittura materia, e ogni volta bisogna tarare daccapo il programma, la sua distribuzione nel corso dell'anno, il linguaggio (o la lingua) da usare, ecc... Al di là di questo, dicevo, trasmettere ciò che si sa, accertarsi che gli studenti lo abbiano appreso, intessere rapporti con genitori, colleghi, bidelli e dirigenti oltre che con gli alunni stessi coinvolge tantissimo, anche personalmente, nel lavoro. Senz'altro è gratificante, ma impone anche di mettere in atto difese contro la tendenza che ha l'insegnamento a risucchiare totalmente la vita privata. Pensateci: non a caso si dice spesso "è un prof", e non "fa il prof".
Con tutto questo, continuo e continuerò sentirmi una privilegiata. L'insegnamento mi gratifica e mi conivolge al di là dell'esiguità dello stipendio (l'ha detto anche il ministro, che prendiamo poco!), degli aspetti negativi che certo esistono per qualsiasi mestiere, e al di là delle ingerenze esterne. Sarebbe bello però se il mio paese sapesse che insegnanti sono lavoratori come gli altri, non godono di particolari privilegi e meritano rispetto per il lavoro che svolgono e per il servizio che rendono alla comunità.

2 commenti:

  1. Sono d'accordo praticamente su tutto. Chi è fuori dalla scuola non si rende conto che il lavoro che si fa a scuola è una piccola parte del lavoro totale... forse però mi sento meno privilegiata di te... sarà perchè sto correggendo da stamattina alle 6,30 e non ho ancora finito UNA CLASSE. :-(

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  2. sito così bello e tutto è al suo interno è molto interessante mi piace leggere così tanto e grazie per condividere la tua esperienza

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