domenica 1 febbraio 2009

Letterati e corsari



Quando dico che la letteratura e la traduzione sono una passione per me, molti credono che io mi stia vantando. In realtà non è affatto così, anzi! A volte mi sono trovata a portare avanti un'idea apparentemente bislacca e poco realistica, fino a che questa non ha preso proporzioni inimmaginabili, e proprio la memoria dell'iniziale bizzarria mi ha permesso di continuare a mantenere per tutta la durata del progetto un atteggiamento ludico. Questo fenomeno è molto divertente e anche efficace sul piano comunicativo, ma purtroppo è ben poco remunerativo, quindi mi sforzerò di tenere i piedi per terra nel prossimo futuro...


Ad esempio, sono stata membro del comitato promotore e della giuria del concorso letterario "Scrivi di …Jolanda", basato sulle riscritture di Jolanda, la figlia del corsaro Nero di Emilio Salgari. Nato da un'idea estemporanea di Giulia Gadaleta, che all'epoca era mia collega e conduttrice della trasmissione Mompracem di Radio Città del Capo, questo progetto prese forma immediatamente perchè fu entusiasticamente accolto da noi altre "tigrotte" che conducevamo la trasmissione (ci eravamo date questo affettuoso soprannome in omaggio alle tigri della Malesia). Tuttora si possono trovare i dettagli del concorso cliccando qui.

Oltre a un immaginabile lavoro organizzativo, questo progetto ha portato anche alla pubblicazione del volume Sangue corsaro nelle vene, Imola, Bacchilega editore, 2006 (di cui ho curato anche l'editing). Oltre all'editing, questo libro ha richiesto una promozione, della quale ci siamo occupate con entusiasmo, come si vede dalla foto, nella quale tengo in mano il volume. Eravamo riuscite addirittura a creare un merchandising: la maglietta che indosso nella foto è uno degli articoli creati appositamente per il concorso.

Lo ammetto: mi sono divertita un mondo e ho collaborato volentieri al progetto Jolanda. Ma se ora penso che ho lavorato per mesi unicamente per amore delle belle lettere, mi sento un po' una sciocca, poichè il fatto che mi sono molto divertita non esclude il fatto che il lavoro vada pagato. In quel caso particolare, io e le altre tigrotte avevamo inventato di sana pianta questo concorso, era la prima edizione, e nessuna di noi ha lavorato full time al progetto. Tuttavia, in linea generale, dovremmo, tutti insieme, letterati e aspiranti tali, entrare nell'ottica che amare la letteratura non è un peccato da scontare lavorando gratis et amore. Tutto sommato, nessuno si sognerebbe di non finanziare il progetto di un ingegnere informatico solo perchè questo adora l'informatica e crede nel progetto, no?